JanotsBos
È questa coesione tra progresso e tradizione, nel rispetto dei terroir, che definisce il nostro stile.
Quello che abbiamo bevuto a JanotsBos, insieme a Thierry Janots e Richard Bos, è quasi fuori luogo. Perché questa non è una degustazione, è puro teatro.
Bor-go-gna. Tre sillabe iconiche in grado di risvegliare immagini di eleganti Chateau, di cantine annerite dal tempo, di Boulangerie che emanano profumo di baguette appena sfornate e di calici di vino bevuti all’ombra di un cipresso.
Borgogna. Certamente uno dei paesaggi più belli di tutta la Francia, dove la natura selvaggia della famosa Côte-d'Or è stata domata da secoli di coltivazione e civiltà.
Basta il nome per richiamare ciò che ha reso celebre questo terroir storico: vini rossi e bianchi percepiti come standard di perfezione. Una perfezione che, ancora non lo so, troverò nell’assaggio di Saint-Aubin 1er Cru “En Créot” 2020.
Saint-Aubin 1er Cru “En Créot” 2020 è uno dei vini più interessanti di JanotsBos. Provali tutti per vivere le emozioni che abbiamo assaporato noi in ogni assaggio.
La linfa vitale estratta da questa terra è composta da Pinot Noir e Chardonnay: due uve che nutrite, curate ed etichettate da vigneron dalle dita coriacee, da négociant* dagli occhi scintillanti e da ogni genere di intermediario nel commercio del vino, creano un multiverso di esperienze e di sensazioni uniche al mondo.
Place de l'Europe a Meursault è deserta quando arriviamo. Un vento invernale fuori stagione si fa strada sotto le nostre giacche.
*Il négociant è una professione che compare in Francia nel diciassettesimo secolo: un vero e proprio garante della qualità del vino, tanto da essere ritenuto il proprietario intellettuale di ogni bottiglia prodotta.
Uno, due, tre messaggi. Nessuna risposta.
Uno, due, tre squilli. Nessuna risposta.
Thierry mi aveva detto che ci sarebbe stato.
L’appuntamento era confermato.
Il cancello è aperto.
“Richard?!!” grido all’uomo alto che vedo sporgersi sulla soglia della cantina.
“Ooooh Bienvenu!!” è la risposta del socio di Thierry, mentre ad ampie falcate viene verso di noi.
Quando gli stringo la mano so di essere in un luogo che sulla mappa della mia vita era stato segnato molti anni prima.
JanotsBos è il mio “Inception”.
Come nel film di Nolan, posso dire che JanotsBos è L’IDEA che si era impiantata nel mio subconscio molto tempo fa: un produttore sconosciuto, del quale assaggiai il primo vino nel 2009, che mi aprì gli occhi su un mondo ancora inesplorato e intollerabilmente romantico.
Un innesto impercettibile, cresciuto lentamente e maturato in puro desiderio di esplorazione e condivisione.
Ritorno nel presente e mi guardo intorno. La tenuta si mostra a noi in tutto il suo fascino, con quell’atmosfera immutabile così francese e i colori che ci ricordano la provenzale Mas de la Dame.
Il bellissimo cortile interno è come un’anticamera che ogni pellegrino in cerca di asilo deve attraversare, mentre la splendida vista su un vigneto recintato ci regala l’ultimo raggio di sole prima di scendere nelle viscere scure della cantina.
Ci raggiunge Thierry e lo osservo a fianco del suo socio.
Thierry Janots e Richard Bos, che coppia!
Potrebbero perfettamente incarnare due personaggi nati dalla penna di qualche commediografo francese. Due personalità difficili da domare, uno l’antitesi dell’altro, e due background differenti ma complementari.
Thierry ha lavorato per note aziende vinicole come Louis Latour e Domaine des Comtes Lafon ed è un’esplosione francese di energia, convivialità e amore per la vita. Un’impresa stare al passo con il suo ritmo e con il suo genuino desiderio di condividere la propria passione.
Richard proviene dall’universo della gastronomia nei Paesi Bassi e mentre ci spiega gli aspetti del proprio lavoro è calmo, meticoloso, riflessivo e pragmatico.
Si sono incontrati nel 1996, al Lycée Viticole di Beaune, dove hanno subito scoperto di condividere l’amore per il vino e per il cibo della Grande Borgogna. Insieme alla loro amicizia nasce l’idea di JanotsBos, che i nostri sognatori trasformeranno in realtà nel 2005, anno in cui decidono di fondare la Maison.
Il loro gioco di ruoli, iniziato tanti anni fa, è ravvivato quotidianamente da discussioni, sacrifici e traguardi condivisi.
Insieme a loro stiamo per scrivere il capitolo più importante della nostra visita: il viaggio nella Mersault sotterranea dei produttori di vino.
Seguiamo il gesticolare perpetuo di Thierry lungo la scala che ci porta dove la nuda roccia è stata scavata per fare spazio a decine di botti.
Arriviamo all’ingresso di un tunnel dove il tempo e l’umidità hanno lentamente ricoperto le pareti e il soffitto. I nostri vigneron ci fanno strada e soprattutto luce, sorreggendo due dondolanti lampade soffuse.
In piedi davanti alle botti ci godiamo il caotico siparietto messo in scena dai due proprietari di casa, governati dall’indecisione su quali bottiglie farci assaggiare.
“Ualà!!” esclama Thierry una volta soddisfatto dell’infinita fila di bottiglie posizionate davanti a noi.
Come un artista che desidera mostrare le opere all’interno del proprio atelier, Thierry preleva il vino dalle botti con l’Alzavino e inizia a versare direttamente nei nostri calici. Si riesce a sentire l’anima del vino.
Richard ci spiega: “Il nostro obiettivo è quello di effettuare vinificazioni 'non interventiste'.
Tutto parte da una rigorosa selezione di vitigni dove si predilige la coltivazione biodinamica. L’arduo compito di Thierry è quello di unire due millenni di cultura del vino in Borgogna con le scoperte più recenti. È questa coesione, tra progresso e tradizione, nel rispetto dei terroir e nella ricerca dell'alta qualità, che definisce il nostro stile. Senza mai dimenticare il valore fondamentale: AUTENTICITÀ.”
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Ogni mese noi giriamo il mondo per scoprire una cantina esclusiva. Ogni mese tu ricevi a casa quella che per noi è la sua migliore bottiglia: un vino sempre nuovo, pregiato e sorprendente. A Natale con il 10% di sconto.
Mentre abbiamo letteralmente la sensazione di nuotare in un mare di Chardonnay e Pinot Noir, sento rivivere le emozioni che mi avevano colpito al mio primo assaggio tanti anni fa.
Ecco perché siamo venuti a Mersault.
Ecco cosa cercavo.
Mâcon Vergisson 2019 è talmente buono da pensare che questo vino non possa essere il primo che ci fanno assaggiare. Fedele allo stile di Mâcon, è snello, elegante e fresco con toni di mela e agrumi. Un naso floreale con note di clementine. Al palato, soprattutto, una bella salinità. Al naso tanta mineralità e freschezza. Un vino generoso e potente, croccante al palato con un lungo finale.
È straordinariamente buono. È il bianco che chiunque vorrebbe scoprire e incontrare sulla propria strada.
Montagny 1er Cru Vignes Longues 2020 al naso è un’immersione di frutta e fiori. Persistente e complesso, ha una struttura che gli permette di essere dimenticato e aperto tra diversi anni. Trascorriamo i dieci secondi successivi all’assaggio in completo silenzio.
Con il calice ancora in mano, Simona si perde tra le botti e legge le scritte in gesso riportate su ognuna di esse. “Indicano l’anno di produzione. – interviene Richard – Ma le usiamo con parsimonia perché il legno della botte deve sostenere il vino, non dominarlo.”
Saint-Aubin 1er Cru “En Créot” 2020
Ci siamo! È lui.
Dal vigneto 1er cru "En Créot" è uno dei vini più interessanti della gamma di Thierry e Richard. Complesso e fresco presenta note di mele, pompelmo e lime mentre il naso porta con sé anche un certo fruttato rosso. Un vino pieno di energia e di bella struttura. Al palato esprime una spiccata mineralità. Come accennato da Richard, a JanotsBos si evita un uso eccessivo del legno e l'attenzione si concentra su un corpo snello e ricco di finezza.
Chassagne-Montrachet 1er Cru Morgeot 2020: finalmente ci rincontriamo. Ti aspettavo da quel lontano 2009. Splendidamente complesso con aromi potenti, chissà come potrà evolvere nel momento del suo apice. Un accenno di note floreali, mela fresca e croccante, anice, finocchio e un pizzico di pepe bianco con leggere sfumature legnose. Troviamo anche pietra focaia, vaniglia, un po' di frutta candita e un'armoniosa mineralità. Di grande persistenza.
“Ecco ciò di cui parlavo”.
Come colpito da un’intuizione, l’imprevedibile Thierry corre a immergersi nella parte più privata della cantina per poi uscirne con un impolverato e privo di etichetta “Saint-Aubin 1er Cru 2007”.
Una delle prime annate di JanotsBos che ormai sopravvive solo in 13 bottiglie rimaste in cantina. Non è descrivibile a parole.
Per chi avesse la pazienza di attenderne l’evoluzione, è una finestra spalancata sul futuro.
Quello che abbiamo bevuto qui è quasi fuori luogo perché questa non è una degustazione, è puro teatro.
Quando usciamo alla luce del giorno siamo entusiasti.
Abbiamo la sensazione di trovarci in un luogo antico e capiamo che se volessimo ricaricare le energie vitali, lo potremmo fare qui.
Con un bicchiere di Saint-Aubin 1er Cru in mano, seduti sotto un cipresso alla vista delle viti che scompaiono all'orizzonte in una foschia dorata, accompagnati dall’affascinante fonetica dei nomi di Mersault, Puligny-Montrachet e Chassagne-Montrachet.
Abbònati
Ogni mese noi giriamo il mondo per scoprire una cantina esclusiva. Ogni mese tu ricevi a casa quella che per noi è la sua migliore bottiglia: un vino sempre nuovo, pregiato e sorprendente. A Natale con il 10% di sconto.
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