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Pietro Selva
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Pietro Selva - Valtellina - Gunter - Simona - Vigne
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Data di pubblicazione 1 febbraio 2024
Valtellina

Pietro Selva

Tempo di lettura 7 minuti

I miei vini sono uno diverso dall’altro nonostante si parta dalla stessa materia prima.

Pietro Selva ci accoglie nella sua cantina valtellinese: il cordone ombelicale che lo lega al passato e dove le sue radici scendono profonde.

ROSSO / BIOLOGICO / VALTELLINA

Alcune domande, nella nostra mente, hanno una risposta quasi automatica. 
Come quando ci chiediamo quali siano le mete enoturistiche più prestigiose del nostro Paese: Toscana, Piemonte, Veneto e Sicilia. Quattro regioni che si meritano certamente tutta la nostra attenzione ma che rischiano di oscurarne altre centinaia, che producono vini altrettanto interessanti.
Come la Valtellina, dove presto scopriremo un incredibile Forzato.

Forzato è uno dei prestigiosi vini di Pietro Selva. Provalo subito insieme all’altro rosso della cantina e lasciati stupire.

Ma procediamo con ordine.
Siamo a Castione Andevenno, dove un entusiasta Pietro Selva ci attende per vistare l’intera tenuta della sua cantina.

Perfetto! - grido a Pietro mentre prendiamo posizione nel cassone posteriore del suo Cobra.
Il saluto è rapido, non occorre soffermarsi sul ciglio della strada, bisogna andare subito a vedere le vigne.

Pietro Selva - Valtellina - Simona - Gunter
Pietro Selva - Valtellina - Simona - Gunter
Pietro Selva - Valtellina - Simona
Pietro Selva - Valtellina - Simona
Pietro Selva - Valtellina - Simona - Gunter

Le mani con le quali stringe il volante sono forzute e segnate dal duro lavoro. Ricordano quelle del padre di Lucas Amaral, alle Azzorre.

Il pick-up si inerpica lungo tornanti che lasciano poco spazio alla distrazione, mentre sfioriamo terrazze a cascata che, aggrappate ai ripidi pendii, ci circondano tutto intorno.

Pietro Selva - Valtellina

Pietro Selva ci sta portando al suo primo vigneto: Dosso del Cuculo, nella zona del Rosso di Valtellina. 

Il suo sorriso cela una naturale timidezza, il tono di voce un entusiasmo fanciullesco, mentre la luce dello sguardo è una finestra su quello che ci attende.

 

La Valtellina produce dei rossi ingiustamente sottovalutati: sono delicati ed equilibrati come quelli della grande Borgogna, esordisce felice appena mettiamo piede a terra.

Davanti a noi, una parete di 5 terrazzamenti che vanno da 460 fino a 500 metri sul livello del mare, con pendenze di oltre il 35%.
Questa è la terra che i suoi genitori acquistarono più di 50 anni fa, dove Pietro è cresciuto e ha lavorato fin da bambino.
Questa vigna ce l’ho nel cuore.

È il suo vanto, il cordone ombelicale che lo lega al passato e dove le sue radici scendono profonde.

Ci racconta che suo padre è sempre stato agricoltore ma non ha mai vinificato. 
L’impresa colossale a cui Pietro si dedica con inesauribile passione non è quindi una spinta ricevuta dalla famiglia ma un forte richiamo nato dall’interno.
Un’attrazione verso la vigna e verso il suo frutto.

Mentre saliamo a fatica lungo il pendio, assaporiamo una minima parte dello sforzo e della caparbietà richiesti per lavorare in queste terre. 
Con quaranta gradi, il sole a picco sopra le nostre teste e il fiato corto, ascoltiamo Pietro che con una freschezza e un entusiasmo disarmanti prova a trasmetterci cosa significhi lavorare in vigna in Valtellina.
Immaginatevi, durante la vendemmia, di dover fare questo percorso su e più per le scalette con la brenta sulle spalle.
Non abbiamo idea di cosa sia la brenta. 
È un recipiente cilindrico in plastica che contiene fino a 45 kg di uva. Una volta si usava la gerla, che era fatta in vimini di nocciolo.

Rimaniamo attoniti e senza parole nel pensare che, dal 2010, ogni giorno, con serafica meticolosità, Pietro visita da solo i suoi sette vigneti a regime biologico, prendendosene cura e ascoltando le proprie viti, per capirne l’umore e lo stato. Sette vigneti: uno nella zona del Rosso di Valtellina, quattro nella zona della Valtellina Superiore e due nella zona della Sassella. 

Risaliamo poi sul suo Cobra per percorrere i 3 km che ci separano dal vigneto più esteso: Costiera delle Cicale, che copre circa mezzo ettaro di terreno nella zona di produzione del Valtellina Superiore DOCG.

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Ci ritroviamo all’interno di un vigneto labirintico, che serpeggia tra otto terrazzamenti difficilmente accessibili. 
Qui avvengono i miracoli quotidiani.
Le parole non sono sufficienti per descrivere la fatica che Pietro è costretto ad affrontare ogni giorno.
Il volto di Simona, d’un tratto, viene sferzato da un forte vento proveniente dalla valle: una caratteristica tipica di quest’area che, unita al suolo ricco di rocce, impone una resa di uva relativamente bassa.

Pietro Selva - Valtellina - Simona - Gunter
Pietro Selva - Valtellina - Simona - Gunter

Pietro ci dice che dal 2017, dopo sei anni di studi ed esperimenti, tutta la sua produzione è a regime biologico. Gli alti standard qualitativi che si è imposto lo spingono ogni anno a produrre vini tra loro sempre nuovi e sempre in evoluzione
I miei vini sono uno diverso dall’altro nonostante provengano da zone tra loro vicine e nonostante si parta dalla stessa materia prima. Per questo mi piace diversificare e dare un’identità precisa alle diverse zone. Altrimenti potrei fare 4000 bottiglie di un solo vino, ma questo non sarebbe minimamente gratificante per me.

Pietro Selva - Valtellina - Vigne _3
Pietro Selva - Valtellina - Simona - Gunter
Pietro Selva - Valtellina - Simona - Gunter
Pietro Selva - Valtellina - Simona - Gunter
Pietro Selva - Valtellina - Gunter

Sono davvero curioso di assaggiare i suoi vini e non vedo l’ora di arrivare in quella che lui definisce la micro-cantina dove realizzo i miei gioielli enologici: Dosso del Cuculo, che invecchia un anno nelle barrique più vecchie; Costiera delle Cicale, che invecchia tre anni, quasi tutti in botte; 
Sassella, che invecchia tre anni in barrique e Selvatico, che invece fa 4 anni di invecchiamento.

Il laboratorio di un alchimista.
Il palcoscenico di un teatrante con le pareti dal colore di un sipario. 
Pietro si muove tra le barrique e le botti con alzavino e bicchieri tra le mani. 

Sorridendo ci versa il suo rosato, prodotto in sole 300 bottiglie.
Un vino che ci investe con profumi di fragoline di bosco, fresco, estremamente duttile sugli abbinamenti gastronomici. Che piacere berlo! 

Pietro produce un totale di 4.000 bottiglie, suddiviso nelle sue etichette. Tutte imbottigliate ed etichettate a mano. 
Questo ragazzo di 44 anni, anche se ne dimostra molti meno, vive della propria passione e la trasmette nei suoi vini.
Vini che hanno personalità uniche e differenti e che ci hanno fatto assaggiare una Valtellina onesta, che parla con la voce della propria terra. 

Seduti intorno al tavolo, assaggiamo tutti i vini di Pietro e rimaniamo particolarmente sorpresi da due etichette, di cui lui è tremendamente fiero ed orgoglioso.

Pietro Selva - Valtellina - Gunter - Degustazione - Costiera delle Cicale
Pietro Selva - Valtellina - Simona - Degustazione - Costiera delle Cicale

La prima è Costiera delle Cicale. Prodotta in un massimo di 2.500 bottiglie, proviene dal vigneto più grande che abbiamo visitato: 0,5 ettari su otto terrazzamenti che vanno da 480 a 530 metri sul livello del mare.
È un Valtellina superiore DOCG riserva, prodotto al 90% con uve di Nebbiolo Chiavennasca, al 5% Rossola e al 5% Pignola.
Matura per tre anni, al 50% in botte e al 50% in barriques. 
Fruttato, morbido, fine, delicato ed elegante. 
Io sento il sapore delle prugne sangue di drago che mangiavo da bambino. Ci sento frutta rossa matura. Ci sento mirtilli. Ci sento la montagna. Questo vino ha il potere di riportare alla mente memorie di un tempo passato. È un vino emozionante. 

Pietro Selva - Valtellina - Forzato - Degustazione - Gunter
Pietro Selva - Valtellina - Forzato - Degustazione - Simona

Forzato è la seconda etichetta che assaggiamo. Un vino incredibilmente onesto, interessante e atipico, prodotto in un massimo di 700 bottiglie. Il Forzato racconta le sfide quotidiane necessarie per produrlo. È uno Sforzato fresco ed elegante, meno corposo ma con tanta energia e vivacità.
Realizzato al 100% con uve Nebbiolo Chiavennasca, subisce un processo di appassimento delle uve di tre mesi, una lunga macerazione sulle bucce di 55 giorni e un periodo di affinamento di 22 mesi in barrique di quasi vent’anni. 
Che vino!

È una vera goduria! sono le parole di Simona dopo averlo assaggiato.
Io invece rimango ammutolito, un po’ per tutte le emozioni che abbiamo appena degustato e un po’ perché mi accorgo che è già tempo di andarcene.

Pietro Selva - Valtellina - Degustazione
Pietro Selva - Valtellina - Degustazione
Pietro Selva - Valtellina - Degustazione
Pietro Selva - Valtellina - Degustazione - Simona

Immergersi nella vita di Pietro è stata una rara opportunità e una grande lezione. 

Abbiamo visitato alcune delle sue vigne e respirato la passione che ogni giorno lo guida su e giù per scalette instabili e muretti malconci. 

Pietro è una persona vera, senza fronzoli o inutili formalità. Una persona che ci ha aperto la propria casa e accolto come amici, mantenendo sempre sul volto il suo magnifico sorriso. Ci ha fatto sentire speciali, proprio come tutto quello che abbiamo scoperto nella sua magica Valtellina.

Pietro Selva - Valtellina - Simona - Gunter

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