Adega Lucas Lopes Amaral
Mio figlio è il più giovane vigneron di tutto l’Arcipelago delle Azzorre.
È la prima cosa che ci dice Sandra di Lucas, in un’esplosione di sano orgoglio materno.
Se potessi tornare indietro nel tempo, sceglierei di ritornare a Pico sotto un sole estivo.
“Inspira lentamente. Trattieni. Adesso lascia andare” dico a Simona (e a me stesso) mentre guardiamo l’Atlantico che a meno di 100 metri da noi si infrange sulla costa basaltica di Pico.
L’acqua salata portata dal vento si asciuga sulla nostra pelle mentre respiriamo a occhi chiusi e pieni polmoni. La sensazione è di squisita serenità.
Mi torna in mente una frase di Filipe Rocha: “Benvenuto alle Azzorre, dove mattine come queste fanno sentire lontani i guai del mondo.”
Sdraiati su una panca in legno dell’Adega di Lucas Lopes Amaral, un bicchiere di Esboçopódio Verdelho in mano, io e Simona sperimentiamo la perfetta combinazione di stupore e soddisfazione mentre in lontananza le barche a vela attraversano l’orizzonte.
Esboçopódio Verdelho è uno dei sei vini firmati e imbottigliati da questa Adega. Provali, sono tutti diversi e folgoranti ciascuno a proprio modo.
La vista dallo spiazzo davanti all’Adega di Lucas Lopes Amaral è un invito a rallentare il proprio ritmo di vita. Difficile concepire una proprietà più adatta all'arida e desolata Pico, una casetta rustica sulla ventosa costa di Campo Raso, 12 km a sud di Madalena. Modellata su una classica abitazione, l’Adega ha pareti in pietra lavica e tetti a due falde che proteggono la veranda dagli elementi. Una familiarità rustica pervade il luogo, con legni scavati, oggetti d'antiquariato rinnovati e una vista da togliere il fiato.
Perso nei miei pensieri vengo riportato al mondo reale dal suono di passi alle mie spalle.
Lucas cammina verso di noi insieme alla madre Sandra.
La stretta di mano è poderosa, il sorriso è spontaneo mentre lo sguardo rivela una leggera timidezza. Quelle che stringo non sono le mani di un ventunenne, sono le mani di un uomo abituato al lavoro duro.
Tuttavia Sandra ci spiega che sarà lei il nostro anfitrione perché Lucas non parla molto bene l’inglese.
La donna che abbiamo davanti trasuda pragmatismo, fierezza e un sano orgoglio materno che esplode nel dirci come prima cosa che suo figlio “Lucas è il più giovane vigneron di tutto l’arcipelago delle Azzorre.”
“Tutto è iniziato tre anni fa” racconta Sandra “quando Lucas non aveva nemmeno diciannove anni.
Studiava per diventare vigneron nella piccola città di Mirandela nel nord del Portogallo, e intanto lavorava presso la tenuta di Antonio Maçanita nella Valle del Douro per imparare il mestiere di viticoltore. Se infatti per generazioni la nostra famiglia ha raccolto le uve per venderle ai produttori locali ma non ha mai avviato una produzione propria, Lucas vedeva per sé stesso un futuro differente. L’arrivo del Covid ha convinto me e mio marito a chiedere a Lucas di anticipare il suo rientro a Pico in cambio dell’opportunità di avviare una propria Adega.”
Ora, a soli tre anni da quella scelta coraggiosa, Lucas è considerato il presente e il futuro di Pico e i suoi vini sono riconosciuti a livello internazionale.
Se Sandra sembra commuoversi un po’, Lucas sembra provare un lieve imbarazzo. A tradire il suo disagio per il fatto di ritrovarsi al centro del discorso sono il sorriso e la postura.
Anch’io, a mia volta, sono emozionato. La musicalità della lingua portoghese è ipnotica, mi trasmette gioia e mi riporta ai viaggi in Brasile, fatti da bambino in compagnia di mio padre. C’è il ricordo della sua voce, in grado di riprodurre una perfetta cadenza brasiliana. C’è la reminiscenza dei suoi amici portoghesi, per i quali non ero Gunter ma Dudu.
La lingua portoghese è la mia macchina del tempo. Che ultimamente ho la fortuna di accendere spesso: da quando Simona mi ha presentato Marina, una sua amica straordinaria originaria di San Paolo, a ogni incontro mi godo le sue sonorità brasiliane.
Purtroppo, l’unica parola che io riesco a riprodurre è “obrigado” (grazie) e la elargisco come se fosse la soluzione a tutto.
Qui, per esempio, i miei continui “obrigado” vanno a tempo con la risacca e fanno da sottofondo al vociare collettivo allegro e soddisfatto, mentre la tavola si allarga ad accogliere, insieme ai prodotti della fatica di Lucas, formaggi, miele e confetture locali da accompagnare ai calici.
La produzione complessiva dell’Adega di Lucas si aggira intorno alle 13.000 unità. Un numero contenuto e oltretutto non costante a causa delle avversità climatiche che spesso colpiscono l’isola e che ne condizionano le colture.
Partiamo alla grande con Esboçopódio Verdelho. È il vino che racchiude la personalità dell’isola. La sigla D.O.Pico consacra il legame unico con la propria terra natia. Unico e solitario, dal momento che non è imparentato con nessun altro Verdelho di cui si sente parlare. Questo è il solo e unico Verdelho dell’Isola di Pico. Inutile dire che io e Simona ne siamo folgorati. Deciso, puro e minerale, con un tocco di pompelmo e i sali che stuzzicano il palato a dimostrazione della sua origine oceanica.
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Esboçopódio Arinto dos Açores è più salato, più fresco, più sapido, più acido. Ce lo descrivono come il vino che le persone si aspettano di trovare qui a Pico. Sarà. Io non me lo aspettavo, e a guardare l’espressione sbigottita di Simona nemmeno lei.
Cadmarvor Fernão Pires è il famoso caso più unico che raro in senso letterale. Fernão Pires è un’uva della terraferma che ha miracolosamente attecchito qui sull’Isola di Pico, e Lucas è l’unico ad averla. Anche questo vino è tutto un “più”. Più morbido rispetto al precedente. Più dolce. Più delicato.
Cadmarvor Branco de Uvas Tintas è l’altro unicum dell’Adega: un vino bianco ottenuto da uve rosse di Merlot, Syrah e Cabernet Sauvignon. Ma non sono né il bianco né il rosso a fare bella mostra di sé sulla bottiglia, piuttosto l’azzurro, in onore della bandiera delle Isole Azzorre.
“Come fanno questi vini a essere così diversi fra loro?” domando. È sempre Sandra a parlare: “Perché le uve da cui nascono sono diverse, e sono diverse le zone di Pico in cui si trovano le loro vigne: São Mateus, Criacão Velha e Candelária. Le tempeste che nel corso dell’inverno si abbattono sull’isola non portano l’oceano nelle vigne in modo omogeneo e per questo motivo si hanno acidità, sapidità e mineralità così varie.”
Come se le fosse appena balenata in mente, quando invece è evidente che si tratta di un’idea nata e pianificata da tempo, Sandra aggiunge: “A questo proposito: prendiamo il pick-up e andiamo a vedere le vigne di São Mateus. Il papà di Lucas sta sistemando alcuni currais in una zona che abbiamo appena bonificato, così prima di ripartire potete vedere come si lavora qui”.
Detto fatto. Saliamo sul pick-up e ci dirigiamo in direzione São Mateus.
Dal finestrino Pico è arida e quasi extraterrestre.
Non ci si crede che da queste terre possa emergere la vita.
Simona mi stimola un ricordo: “Mordor! Sembrano le terre di Mordor de Il Signore degli Anelli!”
E in effetti le ossa che si trovano tra le vigne riportano immediatamente alle lande desolate descritte da J.R.R. Tolkien.
Può non avere i grandi hotel della costa portoghese, l'elegante raffinatezza di Comporta o lo splendore di Lisbona, ma quest’isola ha molta anima.
C'è dell’attrattiva nella sua grinta e in quella dei suoi abitanti.
E stranamente, per essere isolani, sono tutti estremamente socievoli. Sorridono, sembrano a conoscenza di un segreto che non vogliono rivelare e hanno uno stile di vita del tipo "nessun problema, andiamo avanti".
Al nostro arrivo il padre di Lucas sta ricostruendo a mano i currais, pietra dopo pietra. Compongono veri e propri labirinti che, come meridiani e paralleli di una cartina geografica, frazionano la discesa della terra fino all’oceano, lungo un pendio collinare reso brutale dalla desolazione del panorama.
Lucas si congeda in fretta da noi e corre ad aiutarlo. Come se la nostra visita lo avesse trattenuto, finora, dall’unica cosa che conta: i suoi doveri.
Sandra ci dice di non fare caso alle lische di pesce che troviamo lungo il sentiero “L'odore tiene lontani i conigli!”.
Mentre gli uomini della famiglia Amaral si piegano, sollevano, posizionano e tornano a piegarsi, Sandra di dice: “Osservate le mani. Le pietre hanno completamente cancellato le impronte digitali. È il prezzo da pagare per lavorare questa terra.”
Quest’isola produce uomini che non hanno il tempo di essere ragazzi.
Li mette a dura prova, li torchia, li consolida.
Uomini di poche parole abituati a non lamentarsi.
Uomini come Lucas.
Signore e Signori: il vigneron ventunenne Lucas Lopes Amaral!
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