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Domaine de Suremain
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Data di pubblicazione 1 luglio 2022
Borgogna

Domaine de Suremain

Tempo di lettura 7 minuti

Il vino viene giù buono
quando l'uva
viene su bella.

A dircelo è Loïc de Suremain, erede della tenuta di famiglia e archeologo improvvisato. 

PINOT NOIR / 1er CRU / TIRATURA LIMITATA
La boucherie resto du 16, a Beaune.
La boucherie resto du 16, a Beaune.

Dovevo provarla! Per giorni io e Simona ci siamo passati davanti e ogni volta io appoggiavo la fronte alla vetrina, incuriosito e affascinato. La boucherie resto du 16, al n°16 di Rue d’Alsace a Beaune non è un ristorante, è una macelleria o meglio un’oasi per carnivori. Qui servono solo carne, niente vino. La filosofia del proprietario infatti è che “è troppo complicato doversi preoccupare di avere quello giusto per tutti i tagli: allora evito di averlo ma permetto a chiunque di portarselo.” Chapeau. Simona decide di assecondarmi e così, prima di dirigerci verso la nostra meta, pranziamo con uno strepitoso Jambon de persille.

Sazi e gonfi come i piccioni di piazza San Marco a Venezia ci dirigiamo a Mercurey, il villaggio francese situato nella regione della Saona e Loira che deve il proprio nome al dio Mercurio e la propria ricchezza all’Impero Romano, che qui portò il frutto della vite e l’arte della viticoltura. Alle 14.50 attraversiamo puntualissimi il grande cancello spalancato della tenuta Domaine de Suremain.

Domine de Suremain - Cantina

Sulla soglia della casa padronale, sei gradini sopra di noi, veniamo accolti da un uomo che trasuda francité. 

Bermuda, camicia a quadretti azzurri che contiene a stento una simpatica pancia godereccia e scarpe da barca vissute, rigorosamente slacciate. Ci viene incontro sorridendo e gesticolando. 

Il caloroso benvenuto ci fa credere che sia lui Loïc, l’uomo con cui abbiamo preso appuntamento, ma nel giro di pochi minuti capiamo due cose: che si tratta del padre di Loïc, Yves de Suremain, e che non parla una parola di inglese. Dopo un primo istante di smarrimento ci rendiamo conto che le barriere linguistiche, invece di separarci, ci daranno modo di legare ancora di più.

Yves de Suremain telefona al figlio per comunicargli il nostro arrivo.
Yves de Suremain telefona al figlio per comunicargli il nostro arrivo.
Altre boat shoes vissute.
Altre boat shoes vissute.

Yves ci fa cenno di seguirlo per il “tour du propriétaire”, durante il quale ci mostra le sale dove avvengono le differenti fasi di produzione del vino, dalla fermentazione allo stoccaggio.

Domaine de Suremain - Sala fermentazione
Domaine de Suremain - Sala stoccaggio
Domaine de Suremain - Sala stoccaggio

Mentre ci dirigiamo verso la sala di affinamento ci imbattiamo in una magnifica Citroën 2CV. Non si sa bene come, ma capiamo che Yves l’ha regalata alla moglie Marie-Hélène per il suo 60esimo compleanno. Ce lo dice col sorriso fiero di chi è consapevole di aver fatto la sorpresa perfetta alla donna che ama da sempre e che nessuno conosce meglio di lui. Senza nemmeno farci bere, quest’uomo ci ha già scaldato l’anima. 

Domaine de Suremain - Citroën 2CV

Il tour continua e le dita di Simona accelerano su Google Translate per stare al passo col fiume di parole che Yves ci riversa addosso. Lui la guarda, un po’ stranito e un po’ divertito. Saranno i gesti delle mani, saranno gli “et voilà” del nostro ospite ma abbiamo la presunzione di comprendere tutto.

Yves de Suremain coltiva e produce vini da oltre 40 anni. Dei suoi sette fratelli, è stato l'unico a voler diventare un viticoltore. “Se non avessi rilevato la tenuta di famiglia, farei comunque il viticoltore. Il vino ce l‘ho nel sangue.”

La tenuta di famiglia in questione è un esempio di eccellenza vinicola che perdura intatta da sette generazioni: le sue radici risalgono al 1870, quando dalla dispersione dei meix (piccole fattorie indipendenti) Charles de Suremain riunì i vari poderi di proprietà. L’attività di imbottigliamento nel castello di Bourgneuf, roccaforte della famiglia Suremain da sette generazioni, risale al 1947, quando Hugues de Suremain rilevò l’attività, mentre nel 1979 Yves e la moglie Marie-Hélène si stabilirono in una piccola fattoria adiacente finché nel 1993 rilevarono l'intero Domaine. Oggi la loro tenuta si estende su 18 ettari, tutti compresi nella regione del Mercurey, da cui i vini prendono la prestigiosa Denominazione: una delle più antiche di Francia, istituita dal tribunale di Chalon-sur-Saône nel 1923, garanzia di identità e qualità. 


Lasciata la cantina de “l’élevage” e tornati al sole della vigna, Yves ci fa intendere che l’omone che si sta dirigendo verso di noi a passo deciso è suo figlio Loïc. L’orgoglio paterno è evidente.

Se Yves è già nella storia della tenuta, Loïc ne sta garantendo il futuro. 

A capo dell’azienda di famiglia dal 2004, è anche l’attuale Presidente dell’Associazione Mercurey Odg (Organisme de Défense et de Gestion) proprio come suo padre prima di lui. Si tratta di un collettivo di viticoltori che agisce per proteggere la biodiversità e l'ambiente, dare priorità alla conservazione e tramandare un terroir sano alle generazioni future. Loïc, per esempio, ringiovanisce l’appezzamento reimpiantando ogni anno circa ½ ettaro di vigneto. 

 

Mentre si avvicina, ci accorgiamo che dal padre ha preso, insieme a tutto il resto, anche il sorriso aperto e generoso. A noi ricorda tantissimo Marshall di How I Met You Mother: una persona gentile, solare e genuina.

Domaine de Suremain - Loïc de Suremain

Anche lui non padroneggia bene l’inglese e vorrebbe scusarsi ma il padre lo ferma subito: “Parla pure in francese, Simona ha uno strumento che trasforma le parole. 
Google Translate in poesia.

Loïc ci guida direttamente nella sala dov’è stoccato il vino e inizia a riempire un vecchio cestello in alluminio con i suoi 1er Cru. Da lì lo seguiamo nella sala di degustazione. Ci fa accomodare davanti al camino e si mette a sfilare le capsule dal collo dei suoi tesori. 

Prima di ogni assaggio ci mostra barattoli pieni di terra, la sua terra, la terra del suo Domaine. 

Li apre, ce li fa annusare, ruota su se stesso a indicarci la direzione precisa verso cui guardare per trovare il terroir di cui ci sta parlando.

Domaine de Suremain - Sala degustazione
Domaine de Suremain - Terra domaine

Loïc non è una di quelle persone a disagio col silenzio, non si affanna a riempirlo e non si dilunga nei dettagli solo per trattenere l’attenzione su di sé. Quando parla, lo fa per comunicare veramente, per trasmettere la sua passione e la sua dedizione. 
Ci piace.
Così come ci piacciono i suoi vini, e quando glielo facciamo presente lui commenta senza scomporsi: “il vino viene giù buono quando l’uva viene su bella.” Poi si blocca, come colpito da un’idea. Si precipita fuori dalla stanza lasciandoci lì a bere da soli.

Nel giro di un paio di minuti torna con in mano quelli che per lui sono evidentemente due estensioni del suo io: una roccia proveniente da uno dei suoi terroir e una bottiglia di Genèration VII, il gioiello della corona Suremain. 

Génération VII è un vino raro e prezioso e non è il solito modo di dire, lo è veramente, visto che è prodotto nella tiratura limitatissima di 500 bottiglie all’anno (e questo nella migliore delle ipotesi, cioè quando le condizioni ambientali lo permettono).
Loïc non aggiunge altro, lascia che siano i suoi gesti a parlare per lui. Si batte il petto dal lato del cuore per poi chinarsi a battere il pavimento con la stessa veemenza come a dire: 

“Io sono questo luogo. Il mio passato, il mio presente e il mio futuro sono qui.”

Quando portiamo alle labbra Génération VII lo facciamo con rispetto e ammirazione. Il suo profumo mette fra parentesi il tempo, il suo colore attinge all’inchiostro dei giuramenti, il suo tocco evoca il velluto di seta.

Di tutti i vini assaggiati a Domaine de Suremain, oltre a Génération VII, ci rapiscono in modo particolare anche En Sazenay e Clos L’Evêque. 

Li trovi nel nostro archivio

È ora di lasciare la tenuta, ma invece di farci andare Loïc si sofferma a mostrarci i fossili che nel corso degli anni ha disseppellito dalla vigna. Questa non ce l’aspettavamo: tutto pensavamo di trovare qui tranne che un museo a cielo aperto. Simona mi tira per la manica e a bassa voce mi chiede, sbuffando: “Hai raccontato anche a lui la storia degli esploratori?” Può essere. La racconto spesso. Qualcuno dei miei amici dice fin troppo. A ogni modo, non perdo l’occasione di sommergerlo di domande sui suoi reperti archeologici.

Domaine de Suremain - Loïc e fossili
Domaine de Suremain - Loïc de Suremain

Il momento di salutarsi non si può più rimandare.
Poche ore fa Yves e Loïc non erano neanche nella nostra vita, ora che ne fanno parte ci spiace doverli già collocare nei ricordi. 
Tutto questo lo pensiamo ma lo teniamo, timidamente, per noi. Anzi, per pudore, mentre saliamo in auto, facciamo giusto un piccolo cenno di saluto. Loïc, che intanto è saltato sul suo quad, è più generoso. Apre le braccia e spalanca il sorriso.

P.S. La roccia che mi ha regalato Loïc, en passant, è diventata parte integrante dell’arredamento di casa mia.

Domaine de Suremain - Fossile

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