I Vini di Luca
Questa vigna parla. Racconta la storia di una famiglia e di un lavoro dediti all’ottenimento della più alta qualità possibile. Ci puoi vedere tutti gli esperimenti di mio padre.
Luca Zumbo è profondamente grato a suo padre Salvatore per tutta la tenacia e la passione con la quale gli ha insegnato a lavorare le loro vigne sul versante nord dell’Etna, in contrada Crasà, in pieno disciplinare DOC.
Come ogni isola, la Sicilia è un mondo a sé. Tentare di sfiorare la sua anima materna e orgogliosa in una sola giornata è impossibile: una manciata di ore sono solo l’illusione di un assaggio fugace, giusto il tempo per innamorarsi selvaggiamente di questa terra sbiancata dal sole per poi doverla subito salutare, con il cuore che continua a battere all’impazzata.
Il modo migliore per tentare di comprenderla è attraverso le parole dei locali e i luoghi distanti dai soliti percorsi turistici, dove piccoli ristoranti a conduzione familiare profumano, ancora prima che di prelibatezze, di umanità e accoglienza.
Le ragioni per cui atterro a Catania sono Luca Zumbo e il suo incredibile Etna Rosso Virgola.
Virgola Rosso è l’iconica etichetta dei Vini di Luca. Assaggialo subito insieme a Virgola Bianco, l’altra pregiata bottiglia della cantina.
Luca non ha voluto sentire ragioni: Vengo a prenderti io all’aeroporto!
E infatti, appena esco dalle porte degli Arrivi, lo trovo davanti a me, sorridente mentre si sbraccia per attirare la mia attenzione.
La sensazione non è quella di incontrare per la prima volta un produttore ma quella di ritrovare un amico che non vedo da tempo.
Guidiamo in direzione Taormina, lasciandoci alle spalle Catania, superando Acireale e sorridendo al Mar Ionio che ci concede un’anteprima di un’estate non ancora iniziata. Intorno a noi gli steli dell'agave sporgono dalle mura di cinta come alberi anneriti di galeoni fantasma. Poi arrivano i piccoli borghi di case, con i glicini che si inerpicano sopra i cancelli prima di esplodere come fuochi d'artificio.
Mi bastano pochi chilometri per capire che il ragazzo di 31 anni al mio fianco è un seducente cantastorie, perdutamente innamorato della propria isola, delle sue storie, dei miti e delle leggende.
Mi parla pacatamente di questa terra che lo ha visto nascere e che, grazie alla tenacia del padre, gli sta dando l’opportunità di assecondare il proprio amore per il vino.
Mio nonno è sempre stato in regime di mezzadria ma nel dopoguerra decise di acquistare la terra e di dividerla tra i suoi tre figli. - ci racconta - Mio padre è l’unico che ha mantenuto la proprietà ed è grazie alla sua perseveranza se ora posso lavorare questa parcella di 0,3 ettari sul versante nord dell’Etna, in contrada Crasà.
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La Sicilia continua a scorrere davanti ai miei occhi attraverso il finestrino e io ne sono definitivamente sedotto e incantato. Luca mi legge nel pensiero e parcheggia sul ciglio della strada per mostrarmi dall’alto quella meraviglia che è Taormina. Nulla di nuovo per chi questa terra la vive quotidianamente, ma per chi la osserva per la prima volta è una vista che lascia senza fiato.
Abitare sull’Etna è come abitare su un’isola nell’isola. - mi dice Luca mentre svoltiamo verso Piedimonte Etneo - Siamo montanari che però hanno il mare a 30 minuti da casa. Siamo persone particolari.
Le strade che portano alla vigna si snodano come capillari di un sistema circolatorio lungo i fianchi di quell’essere vivo che incombe su di noi: l’Etna. Quando ci fermiamo davanti al cancello d’ingresso della sua tenuta, il sorriso sul volto di Luca rivela una punta di orgoglio e di felicità. Questa è la terra della sua famiglia.
Ci troviamo a 650 metri sul livello del mare in pieno DOC. Ci spiega che l’area soggetta al disciplinare è un ferro di cavallo che non copre tutta la circonferenza dell’Etna e racchiude la fascia che va dai 400 agli 800 metri sul livello del mare.
I miei stivali traballano sulla pietra increspata mentre mi muovo con riverenza tra i filari centenari di Nerello Mascalese che ci circondano. Questa vigna parla. - mi dice Luca - Racconta la storia di una famiglia e di un lavoro dediti all’ottenimento della più alta qualità possibile. Ci puoi vedere tutti gli esperimenti di mio padre.
Come se fosse bastato nominarlo, Salvatore Zumbo, sulla settantina, irrompe in vigna con la sua Panda, un aspetto biblico e un volto abbronzato che rivela timidi occhi, profondi più del mare.
La sua stretta di mano è dura come i terreni che lavora, mentre il suo accento è una finestra temporale su un’Italia antica e vera.
Mi spiega che l’Etna non è il vulcano ma ‘A muntagna! Occorre darle del LEI!
Per queste persone la montagna, il vulcano, si personifica e diventa amica, mamma, confidente sincera e crudele. Una creatura capace di donare vita, come di punire severamente i suoi figli.
Qui, le chiacchiere girano all'infinito attorno alla montagna. Ci dice Luca.
Lavorando interamente a regime biologico, Luca e suo padre hanno “estratto” da questo terreno 700 bottiglie di Virgola Rosso nella sua prima annata di produzione, la 2021. L’affinamento avviene per 4 mesi in acciaio, 10 mesi in tonneaux di rovere e minimo 6 mesi in bottiglia. Non vedo l’ora di assaggiarlo.
Saliti in macchina, ci spostiamo di un paio di chilometri per trovare il secondo appezzamento. Siamo in contrada Zottorinoto e siamo sempre nella DOC. Questo terreno acquistato e risanato nel 2018 è la culla del Virgola Bianco, un Carricante in purezza. Rispetto al primo vigneto, qui i filari sono perfettamente allineati seguendo un reticolo a quinconce*. L’abbiamo fatto io e mio figlio! - ci grida il signor Zumbo mentre scende orgogliosissimo dall’auto.
Questa distanza perfettamente studiata di 1,20 metri tra ogni vite permette una ventilazione maggiore ed evita che le piante si facciano ombra. Anche in questo caso, sono state prodotte solo 800 bottiglie per un bianco che sa di terra e di mare.
Inutile chiedere a Luca di assaggiare i vini direttamente in vigna. Il nostro ospite ha già organizzato un “tipico pranzo leggero”, come lo ha definito lui, in un’osteria vicino a Castiglione di Sicilia, uno dei borghi più belli d’Italia.
Melanzane, salsicce, mortadella di asina, caponata, pasta alla norma, pasta con le sarde e chi più ne ha più ne metta: ecco la famosa ospitalità sicula. L’atmosfera è conviviale, il clima è familiare seduti intorno a questo tavolo imbandito in ogni suo angolo, mentre Luca mi versa i suoi due vini. Che mi lasciano senza parole.
Virgola Bianco ha una bella spalla acida e una sapidità a non finire. Non ha fatto la fermentazione malolattica quindi è freschissimo ed estremamente minerale. Ha fatto affinamento solo in acciaio per 5 mesi sulle fecce fini, con 3 batonnage a settimana. Riflette il terroir vulcanico con note di agrumi, buccia di mela verde e accenni salini. Un vino facilissimo da bere nelle assolate giornate siciliane.
Virgola Rosso. Questo è il mio Etna. - mi dice Luca. Una leggera polverosità sul palato richiama subito il terreno dal quale prende vita, presentandosi al tempo stesso elegante, equilibrato e persistente. Le uve sono riconoscibilissime, con una raffinatezza che riporta quasi ai vini francesi. Ha un profilo aromatico complesso e avvolgente, con note di frutta rossa matura, spezie e mineralità̀. Sono davvero colpito. Se questa è la sua prima annata, mi chiedo cosa possa riservare il futuro di Luca.
Mentre il sole piano piano tramonta, il cielo cambia colore con le nuvole alla deriva e noi arriviamo a Castiglione di Sicilia per una granita che non vedevo l’ora di assaggiare. Seduto sui gradini di un bar, mi guardo intorno e ringrazio Luca per permettermi di respirare un’Italia così lontana dal nostro quotidiano. Passa un uomo dai capelli ruvidi e arricciati, sporgendosi stoicamente in avanti come se camminasse contro un vento immaginario.
Chiedo a Luca come mai i suoi vini si chiamino Virgola. Sorridendo mi dice: Sono laureato in Fisica. Quindi studio la natura nella sua forma più elementare. Fare il vino invece mi porta a studiarla nella sua forma più primordiale e più emozionale. Nonostante siano due approcci diversi, non sono così distanti tra loro ma separati solamente da una virgola e quindi la virgola non è un punto, inteso come un punto di arrivo ma può essere vista come un inizio. Un nuovo inizio.
Mi ripeto che se questo è inizio, chissà cosa riserverà il futuro.
Attraverso una finestra aperta scorgo una donna danzare mentre una canzone sconosciuta le fa da orchestra. I suoi capelli corvini si muovono come la chioma di un albero mentre io assaporo la mia granita. Mi sembra di vivere immagini di un’altra epoca e so che, anche se tra poche ore dovrò ripartire, ci sarà sempre un luogo che mi aspetta come un ritorno a casa.
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